Da Leclerc ad Albon, l’artista dei caschi Mad56 ci svela i segreti
Massimo Dante ha trasformato la sua passione in lavoro,
Per un pilota il casco è tutto. È il segno distintivo, quello che lo rende riconoscibile agli occhi dei tifosi. Un oggetto personale, intimo, che diventa icona. Dietro ogni casco c’è una storia: un’idea, un aneddoto, un design. È una forma d’arte e Massimo Dante ci racconta tutti i segreti. Trent’anni, professione artista. Di caschi, appunto. “È una definizione che mi piace perché ogni casco è unico. La mia è una passione nata da piccolo, a nove anni, quando sono andato per la prima volta in un kartodromo. Sono rimasto colpito dal design di un pilota e da quel giorno è iniziato tutto. È da 21 anni che mi diverto a fare questo”, ci racconta in esclusiva.
Quel bambino di strada ne ha fatta molta, in pista. Fino a realizzare il suo sogno, quello di arrivare in Formula 1. “Corre” con Alex Albon che indossa i suoi caschi: “È un’amicizia nata ai tempi dei kart e da lì abbiamo iniziato a collaborare. Mi ha dato carta bianca e ho creato il suo disegno seguendo i colori della bandiera thailandese. Nel 2016 abbiamo vinto il premio per il migliore design in GP3: ho la coppa qui in laboratorio e sono molto orgoglioso”. Mad56, questa la sua firma che ricorda il suo nome e la data di nascita del padre scomparso, ripercorre i passi di questa avventura: “Che emozione il primo casco realizzato per il suo debutto in Toro Rosso, poi il passaggio in Red Bull e il lavoro frenetico per realizzare i nuovi caschi a tempo di record. E anche quella notte al lavoro per la livrea speciale di Singapore”. In una stagione un pilota di F1 utilizza diversi caschi: “L’anno scorso per Alex ne ho preparati 16, più o meno uno casco vive due o tre gare”. Serve tanto lavoro e cura dei dettagli, quelli che fanno la differenza: “Si studia il design e poi per realizzarlo ci vogliono più di 12 ore di lavoro. Una livrea speciale nasce almeno un mese e mezzo prima del GP”.
Da Alex Albon a Charles Leclerc, anche questo un rapporto speciale coltivato in pista nei vari kartodromi, Lonato principalmente: “Ci conosciamo da quando siamo piccoli e nel 2017, quando correva in Formula 2, abbiamo collaborato insieme”. Due caschi in particolare hanno fatto la storia: “Quello edizione speciale per la sua prima gara in assoluto a Monaco, nero con il circuito oro e il numero 1, e quello con il disegno dell’orologio Richard Mille, suo sponsor, sulla calotta”. Per il pilota è quasi una mania: “Charles è miticoloso, cura ogni particolare e ha una mentalità vincente. Non lascia nulla al caso”.
Mad56 negli anni ha realizzato tantissimi caschi e ha creato il suo stile: “Ci sono piloti che mantengono sempre il loro disegno, come Albon, Gian Maria Gabbiani e altri, ma io cerco sempre di metterci qualcosa di mio. Altri, invece, mi indicano solo i colori e io dò spazio alla mia fantasia. Di richieste bizzarre ne ho avute tante, ma ricordo con piacere quella di Matteo Viganò per la gara di kart di Las Vegas, al Caesars Palace, quando mi chiese di realizzare un casco con ragazze manga… nude”. Il casco è arte, in ogni sua forma.